di Luca Chierici
Un successo di pubblico notevolissimo ha accolto l’inaugurazione della nuova stagione dei Pomeriggi Musicali di Milano al Teatro dal Verme, grazie a una serata affidata all’Orchestra dell’ente diretta da Ryan Mc Adams.
Il direttore d’orchestra americano si è cimentato in una buona lettura de L’oiseau de feu di Stravinskij (nella sua terza versione del 1945) ma ha avuto soprattutto il merito di accompagnare alla perfezione l’imprevedibile ma geniale Mikhail Pletnëv nel Terzo concerto di Rachmaninov. Pagina fin troppo amata e citata, il Concerto ha avuto in Pletnev un interprete come sempre diabolico e raffinato, con la tendenza a sottolineare particolari del linguaggio poco o nulla presi in esame dai colleghi. Se il grande Horowitz faceva di questo Concerto una immensa sonata per pianoforte con accompagnamento orchestrale (e spesso sottolineava dei particolari secondari non indispensabili), se lo stesso Rachmaninov nella sua incisione fa esattamente il contrario, facendo parlare l’orchestra sopra un mare di virtuosismi nascosti del solista, Pletnëv adotta una via di mezzo, mirando all’orchestra ma anche puntualizzando alcuni dettagli secondari, diversi da quelli di Horowitz e di altri colleghi. Il gioco gli va bene quasi sempre ma abbiamo ascoltato anche momenti piuttosto strani e tutto sommato poco interessanti. Ma Pletnëv è Pletnëv e tutto gli si perdona perché nell’attuale panorama pianistico rimane l’unico a giocare su un piano che anche i più giovani supervirtuosi non riescono a raggiungere. Siamo sicuri che nella sua vecchiaia saprà anche mettere da parte la ricerca di qualche effetto sopra le righe: il suo secondo bis giocato sullo studio in fa maggiore di Moszkowski, già storpiato da Horowitz, era davvero eccessivo quanto ad aggiunte virtuosistiche (perché nessuno esegue Moszkowski così com’è scritto?).
Una nota di disappunto per questa inaugurazione tutta russa va peraltro segnalata. I Pomeriggi Musicali sono una istituzione che fin dal suo apparire – si festeggiava l’ottantesima stagione – ha puntato sia sulla caratteristica di un’orchestra a metà tra la cameristica e la sinfonica e ha insistito in tempi non sospetti sulla divulgazione di musica italiana del Novecento. Nulla di tutto questo si evince dal programma dell’altra sera, che toglie punti a mio parere all’individualità dell’ente.